Massimo Angrisano - Salerno
E' tutto finito o c'è ancora uno spiraglio per provare a cambiare le cose? E' questa la domanda che mi pongo in vista della assemblea di sabato.
Quando un pezzo importante dellla tua vita, del tuo percorso politico appare stravolto ed immiserito bisogna farsene una ragione, rassegnarsi all'inevitabile o provare a fare ancora qualcosa?
Domande, dubbi che il dibattito in rete non aiuta a chiarire.
Credo che sia importante aver pensato ad uno strumento come la Fondazione, luogo di confronto, di connessione, di costruzione di una riflessione collettiva, ma non penso che la storia del manifesto possa chiudersi in questa o in altre apprezzabili esperienze degli ultimi mesi, come il blog del manifesto di Bologna.
Colgo molta rassegnazione in alcuni accenti e mi rendo conto che nel contesto dato è complicato immaginare grandi battaglie.
Abbiamo perso tutti dopo l'assemblea del 4 novembre. Le conclusioni e le proposte sono state ridicolizzate dal gruppo che oggi gestisce malissimo il quotidiano.
Il giornale nella direzione Rangeri ha toccato il suo punto più basso. E' un foglio con articoli raccogliticci, non innervato da una sia pur minima idea, scritto in maniera indecorosa e nobilitata da illustri collaboratori che preferiscono ignorare, in mancanza di un luogo migliore, la pochezza dello strumento su cui scrivono.
Un giornale senza idee che sembra avere come unica “linea” l'attacco rancoroso a Grillo e la eccessiva attenzione a SEL. Si è smarrita la capacità di lettura delle vicende sindacali, oscillando tra scarsa comprensione di quanto avviene e approssimazione.
Non sono neanche convinto che il risanamento economico, di cui parla la direttice, sia stato risolutivo. Come sempre non veniamo informati nè della situazione finanziaria, nè delle vendite, nè degli abbonamenti. Forse si sta aspettando un intervento esterno da preferire alla immaginaria occupazione proprietaria da parte della rete dei circoli.
Dobbiamo aspettare che il giornale si esaurisca da solo, mandando al macero anni di esperienza e lotta politica senza reazioni nè speranze?
Mi piacerebbe capire se esiste uno spazio, le condizioni, la voglia da parte del gruppo dei migliori giornalisti del quotidiano, a partire da Valentino per provare a ricostruire un quotidiano, il quotidiano comunista.
Il problema è la fattura del giornale, ma anche - nella fase di smarrimento che attraversa quel che resta della sinistra nel nostro paese - provare a recuperare una capacità di lettura e di ritessitura di una discussione collettiva.
Credo che bisognerebbe provarci. L'ostinazione insensata non è una buona scelta, ma nemmeno si può disarmare la barca prima di prendere il vento.
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