UN IMPEGNO SCRIVERE
QUELLA STORIA MAI SCRITTA
Lucio Magri
l giornale mi ha chiesto di scrivere, e subito, qualcosa di ciò che sento o di ciò che ricordo su Luigi e per Luigi. E’ un dovere, e ci pensavo da tempo, perché questa morte non ci coglie di sorpresa e l’abbiamo accompagnata con angoscia Tuttavia non mi sento ancora capace di assolverlo.Non è solo la commozione per la perdita di una persona tanto cara che ti blocca, quasi ti suggerisce il silenzio come unica espressione adeguata e riparo dal rituale. Quando un’altra vita è stata intrecdata alla tua con fasi alterne ma dalla gioventù alla vecchiaia, il suo necrologio è anche il tuo e non si può fare il necrologio di se stessi. Soprattutto non vuoi partedpare a un coro giustamente numeroso perché è anche un pezzo di te che si perde quello di cui parli e vorresti consegnare alla memoria
Una sola cosa dunque posso qui fare: prendere un impegno. Ripensando alla vita di Luigi, alla mia e a quella di pochi altri mi pare chiaro il fatto che - soddisfi più o meno - la cosa più oggettivamente rilevante che abbiamo fatto l’abbiamo fatta insieme: la tormentata scelta di preparare e di fare il manifesto - rivista gruppo politico, giornale - pagandone i prezzi, uscendone trasformati. Ebbene, una ricostruzione vera di quell’impresa (fatti e idee, intenzioni e risultati, intuizioni anticipatrici ed errori ingenui e poi sviluppi e rettifiche, discussioni accanite, separazioni e ricongiungimenti, molti rivoli nuovi di cultura e di impegno politico connessi a una radice comune) non si è mai fatta anzi se ne affievolisce la memoria nella testa di ciascuno. Per responsabilità e motivi diversi.
Colpisce ad esempio che negli ultimi brevi e bellissimi libri di Luigi - un’analisi autobiografica così minuziosa e altrettanto selettiva - quella vicenda di cui era protagonista sia quasi rimossa, non credo per sottovalutarla ma forse proprio per dare la misura estrema del suo sentimento profondo della vanità delle cose che pur appaiono importanti e in cui ci impegniamo con ogni energia. Io, quasi al contrario, sono sempre stato ossessionato dal valore e dalla continuità di quell’origine, ma sentendola erroneamente quasi mia e cercando di rivedervi i limiti per restaurarla, ma tanto da oscurarne la memoria e il carattere polifonico. Sta di fatto che quella microstoria non c'é. E infatti spesso coloro che oggi dicono: abbiamo sbagliato a cacdare quelli de il mmifesto, avevano molte ragioni, non ricordano dò che il manifesto diceva o suggeriva; altri lo sentono come parte della propria vita ma trascurandone la spedfidtà e riducendola al minimo comune denominatore tra i vari gruppi della nuova sinistra degli anni 70.
L’impegno che vorrei assumere, non da solo, con lui e in suo onore è perciò di lavorare da subito alla ricostruzione di quella storia precisa nei fatti, serenamente veritiera, orgogliosa e anche autocritica. Potrebbe essere un contributo per far vivere più a lungo qualcosa di lui, o almeno di una parte di lui, di ciò che ha fatto, oltre il ricordo e l’affetto per la persona straordinaria o per la penna raffinata o per l’inflessibile coerenza. Di lui doè come comunista inquieto, intransigente e problematico, superbo quanto disincantato anche su di sé.
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