ESSERE COMUNISTI OGGI
di Ivano Di Cerbo - 3 novembre 2013
Intervenendo nel dibattito promosso dalla Fondazione Pintor, aperto da Valentino Parlato con uno scritto che, significativamente, poneva la domanda: E’ davvero finito il comunismo ? Nino Lisi ha ricordato il seminario che, nel lontano 1983, organizzai per cercare di dare senso e sostanza a cosa significa essere comunisti oggi.
Da allora sono trascorsi trent’anni e molta acqua è passata sotto i ponti della storia, lasciando dolorosi solchi nel campo della sinistra. Sono scomparsi paesi, regimi e soggetti organizzati e la geografia politica, economica e sociale del pianeta è del tutto incomparabile con quella di allora. Il mondo, a causa del dissolvimento del blocco dei paesi dell’est, non è più bipolare e questo a portato molti esegeti di quei regimi a passare nel campo avverso, decretando il fallimento del comunismo. Non penso che questa sia l’esatta rappresentazione della realtà, soprattutto perché se è vero che il comunismo è stato sconfitto, la profondità della crisi economica e sociale che stiamo vivendo, e che perdura da oltre sette anni, non giustifica i peani di vittoria del capitalismo globalizzato. Questa crisi, generata dalla finanziarizzazione del sistema capitalistico, ogni giorno di più, mette in luce che la privatizzazione dell’economia e la liberalizzazione dei mercati, pilastri fondamentali del neoliberismo, non risolvono la contraddizione capitale-lavoro , erodono le conquiste strappate con le lotte della classe operaia in termini di qualità della vita e estensione della democrazia , crea le condizioni per continue deflagrazione che vanificano il dispiegarsi della tanto invocata crescita, presentata come la panacea per tutti i mali. Ciò non ci esime dal ragionare a fondo sulle cause della nostra sconfitta, cercandone le cause vicine e lontane, per cercare di costruire una cultura critica del capitalismo totalizzante che ha portato all’imporsi del pensiero unico. Conseguentemente dobbiamo indagare su come la sinistra ha risposto alla capacità del capitalismo di adattarsi ai cambiamenti imposti dalle trasformazioni delle tecnologiche e dal crescere dei bisogni; dobbiamo riesaminare le alleanze politiche e sociali adottate per capire se quelle messe in campo erano quelle giuste per opporsi al nuovo modello di sviluppo perseguito dal neoliberismo; dobbiamo verificare se siamo stati capaci di far vivere tra le masse il sogno di una società diversa.
Non capiremo mai perché la sinistra, che persegue l’obiettivo del cambiamento, si sia ridotta all’irrilevanza politica se non ripercorrendo criticamente la storia di questi anni.
Per quel che riguarda il nostro Paese, ha dell’incredibile che il partito comunista più forte del mondo occidentale, attraverso una politica di successive rinuncie, sia finito ad essere il più leale sostenitore del governo delle larghe intese.
La nostra area che ha combattuto il compromesso storico lanciato da Berlinguer, dopo il colpo di stato in Cile, il governo di unità nazionale, al tempo del terrorismo e dell’uccisione di Moro, la occhettiana svolta della Bolognina, dopo il crollo del muro di Berlino, può e deve rendersi protagonista di una discussione vera e senza reticence sulla giustezza delle scelte fatte e le conseguenti responsabilità per i risultati che hanno comportato.
Per questo raccolgo l’invito fattomi da Nino e con la Fondazione Pintor, dopo più di un quarto di secolo, mi farò promotore di organizzare un nuovo seminario sull’ essere comunisti oggi. Mi permetto di ricordare a Nino che un anno dopo, nell’84, nella stessa sala dove per tre sere si raccolsero molti compagni per discutere come essere comunisti, organizzai un altro seminario su L’attualità di Marx. Senza assumere il pensiero del barbone di Treviri come ideologia, penso che i due temi vadano intrecciati. Certo, il marxismo, da solo, non è sufficiente a farci capire l’essenza del capitalismo dell’era della globalizzazione, tuttavia è uno strumento che non può mancare nella cassetta degli attrezzi che dobbiamo usare per comprendere la realtà nella quale operiamo e che vogliamo trasformare.
Ivano Di Cerbo
© 2013-2017 FondazioneLuigiPintor
tutti i diritti riservati
CF: 97744730587 – P.IVA: 12351251009