IL MITILE IGNOTO
“Napoli eroica”, proclama un giornale. E perché eroica? Perché “potrebbe reagire in maniera classica (leggi bene: classica) alla successione di sciagure che la colpiscono, abbandonandosi a manifestazioni di disperazione. Ciò non sarebbe però nella sua tradizione e nel suo costume di città eroica”
Che fanno invece i napoletani? Di fronte al colera, come di fronte a ogni pericolo che incomba ”sulla comunità cittadina, o della regione, o della nazione, o dell’umanità”, i napoletani si uniscono tutti “in un comune proposito di fratellanza e di vicendevoli aiuti”
E che altro ancora fanno i napoletani? Pur sapendo che esistono dei responsabili delle sciagure cittadine, i napoletani non ne fanno “argomento di contesa o di polemica, perché in questo momento non ha peso perdersi nella ricerca retrospettiva di chi ha fatto bene o male”.
No, Napoli “non punta l’indice accusatore contro nessuno: nella sua tormentata storia di sofferenza e di rinunzia, Napoli ha sempre dimostrato di essere una città eroica nella sua capacità di sopportazione di mali e di infamie compiute a suo danno. Il miracolo della sopravvivenza di Napoli è sempre avvenuto perché nelle ore buie del dolore e della sofferenza il popolo napoletano ha saputo far proprio, al di sopra di ogni divisione di ceto sociale e di idee politiche, il motto “tutti per uno e uno per tutti”
E qual è l’eroico giornale che offre questo saggio cialtrone di subcultura? Il Mattino giornale semistatale del Banco di Napoli che è costato e costa miliardi, miliardi che sarebbero bastati a rifare un bel po’ di fogne, fogne vere, non di carta stampata.
(2 settembre 1973)
Nota. "Nell'agosto del 1973 alcune donne vengono ricoverate a Torre del Greco. La diagnosi è gastroenterite acuta. Ma dopo poche ore i risultati degli esami battereologici sono chiari: si tratta di colera. La notizia rimbalza in un lampo sulle prime pagine dei giornali. La città sembra ripiombare di colpo in un'altra epoca e inizia la caccia al colpevole. Chi sono gli untori? Sul banco degli accusati salgono gli allevatori di cozze. Si dice siano loro a diffondere il morbo smerciando frutti di mare coltivati in acque inquinate, lì dove la città scarica i suoi veleni. Una vera e propria task force viene allestita per distruggere i vivai di mitili del Golfo. Il controllo dei mitili non è un compito facile: in tutta la provincia le cozze di provenienza sconosciuta si vendono a tutti gli incroci. Sono il cibo dei poveri." Da LA STORIA SIAMO NOI - Napoli al tempo del colera"
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