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                L'UOVO

COME

RIFORMA

 

 

 

Sofferente per le sorti della riforma sanitaria, stufo di mandare telegram­mi a Colombo per chiedergli notizie in proposito, lo sfortunato ministro socialista della sanità on. Mariotti ha deciso di ripiegare su una riforma ali­mentare {preventiva, logicamente, ri­spetto alla sanitaria).

E bisogna dire, a giudicare da una intervista forte­mente ideologica e non priva di poesia da lui rilasciata al mensile agricoltura, che il dinamico turatiano affronta que­sto tema con una passione e una com­petenza che lasciano bene sperare per gli « equilibri più avanzati » della no­stra società nazionale.

L'asse di questa nuova riforma può, li per li, lasciare perplessi, poiché con­siste nella tesi che gli italiani — aven­do abbandonato i farinacei grazie a una migliore preparazione culturale — mangiano troppa carne, imitando peri­colosamente gli scozzesi (40 chili annui a testa contro 60) e provocando un deficit di 55 miliardi al mese nella no­stra bilancia commerciale.

Ma non è che il ministro inciti, di conseguenza, al digiuno, e neppure a diete rigoro­samente vegetariane, anche perché, es­sendo un socialista, intuisce che que­sto incitamento non riuscirebbe gra­dito alle masse. No, egli elenca, con minuzia che qualsiasi rotocalco femmi­nile gli invidierebbe, un menù alter­nativo, che ha al suo centro l'uovo.

Anche il pollo (che pure è carne, seb­bene generalmente cancerogena per via dei mangimi) e anche il merluzzo sa­lato (detto volgarmente baccalà), ma soprattutto l'uovo, di cui parla con commozione inferiore solo a quella che prende a proposito dei formaggi. Ciò che nel formaggio affascina Mariotti non sono le proteine in generale, ma gli amminoacidi in particolare, da lui definiti « preziosi mattoni dell'equili­brio organico », capaci di ascendere nel formaggio a una « armonia » maggiore che nella carne e nelle sfere celesti. Ecco perché « ho ragione di insistere — spiega — affinché il formaggio en­tri largamente nell'alimentazione di tut­ti i cittadini, specie dei bambini », co­me anche carosello raccomanda.

Ma insistere non basterà a raggiungere  il fine che il ministro si assegna nel restare tenacemente al governo, quello di « promuovere finalmente una co­scienza alimentare nazionale» All'uopo, sarà necessario fornire di adeguato stato giuridico i « dietisti » e soprattutto adottare forme di propaganda « suasive », che il ministro astutamente anti­cipa ammonendo che mangiar bene ser­ve a lavorare di più, quindi anche a guadagnare di più, e quindi di nuovo a mangiare di più. Come dire che « chi non mangia amminoacidi non lavora» e viceversa. È bello avere dei marxisti aggiornati al governo.

 

 

 

 

(3 agosto 1971)



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