STUDIARE LA REALTA'
PER COSTRUIRE UNA SINISTRA NUOVA, ADATTA ALLA NUOVA STAGIONE
di Valentino Parlato - 17 ottobre 2013
Nei giorni scorsi ho tentato una provocazione sull’attualità del comunismo. Ci sono stati interventi di Rocco Pellegrini, Roberto Donini, Michele Mezza, Edoardo turi e commenti di Giacomo Casarino, Nino Borrelli, Vincenzo Russo, Angelo Rebora, Valerio Caciagli ed altri ancora. Debbo subito affermare che il mio avvio non era il più adatto. Provo a tornare sull’argomento.
Siamo certamente ad una crisi del sistema capitalistico, che non produce più progresso, ma, contemporaneamente, a una crisi profonda della sinistra democratica. In Italia. Ma anche nel mondo, pensare di ridar vita alla sinistra storica mi pare del tutto illusorio. Bisogna costruire una sinistra nuova, adatta alla nuova stagione [o crisi] del capitalismo.
Ricordiamo l’insegnamento di Marx: studiare la realtà, le sue importanti novità: progresso tecnico e trasformazione dei processi produttivi, globalizzazione, sfruttamento della forza lavoro dei paesi dove costa pochissimo. Siamo di fronte al più massiccio attacco al valore della forza lavoro e al potere di quella che chiamavamo classe operaia e, contemporaneamente, alla crisi dei sindacati e dei partiti che una volta potevano dirsi di sinistra.
Siamo – e questo è un giudizio condiviso – in una situazione economica del tutto nuova, della quale tardiamo a prendere atto e così tentiamo vanamente di restaurare le forze sulle quali ci basavamo nel passato anche recente. Non tentiamo neppure un’analisi del presente e così tutti, a cominciare dal governo Letta, ci comportiamo come quei medici che credono di curare il malato sulla base dei sintomi e senza una seria diagnosi. Il malato magari sopravvive ma sta sempre peggio.
La coscienza di essere in una situazione del tutto nuova non è di questi giorni. Ho ritrovato uno snello volumetto nel quale Vittoria Foa interroga Miriam Mafai e Alfredo Reichlin sul silenzio dei comunisti (è il titolo del libro) e cito parte della risposta di Reichlin: “Questo presente rappresenta una cesura storica” “non basta più aggiornare i programmi. Essi sono destinati a restare lettera morta se non c’è qualcosa che viene prima dei programmi’’. Un nuovo pensiero capace di interpretare il mondo nuovo in cui siamo immersi. Qualcosa, ovviamente, di molto diverso dal pensiero con il quale la vecchia sinistra interpretò il Novecento e che gli permise di divenire senso comune. Questo ci manca”.
Lo scritto che cito è del 2005, sono passati un po’ d’anni, non incoraggianti, ma dobbiamo saper che siamo a un passaggio d’epoca, il capitalismo ha sempre maggiori difficoltà a uscire dalla attuale crisi. Non sarà facile, né di breve periodo, ma uscire dal capitalismo in crisi forse diventa più realistico che uscire dalla crisi del capitalismo. E, non dimentichiamo che dalla sua ultima grande crisi il capitalismo è uscito con la seconda guerra mondiale e milioni di morti.
Proviamo a far crescere un pensiero comunista.
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