CARTE SCOPERTE
Luigi Pintor
L' era berlusconiana non durerà vent'anni perché siamo per fortuna una società instabile (senza parlare del quadro internazionale).
Ma limitandosi a valutare il gioco politico non si vede né un'alternativa (di sostanza) né un'alternanza (di facciata) di qui all'eternità.
L'ulivo non arriverà alle prossime elezioni. Non è più da tempo una coalizione ma una alleanza litigiosa tra una quercia e una margherita, chiamate impropriamente gambe, entrambe azzoppate. Lasciamo perdere adesso la margherita e il suo leader inventato per appeal elettorale presunto. La quercia, l'altra gamba, più che azzoppata è amputata.
Il partito diessino (ma che nomi, uno più infelice dell'altro) è un dead man walking, ha deciso congressualmente di cambiare e morire, come sinistra e come forza popolare. Si chiamerà socialista chissà perché ma non sarà né socialdemocratico né riformista (lo sono tutti) ma modernamente liberista. Sarà un partito medio, tra il 10 e il 15 per cento come il craxiano precedente (oggi è dato al 12), che avrà come interlocutore privilegiato il mondo imprenditoriale e si offrirà come ceto ministeriale di ricambio.
Una scelta senz'anima, l'aridità è il dato che più ha colpito gli osservatori. Dovranno darsi un simbolo minerale, i vegetali sono ricchi di linfa. E' augurabile che i vecchi dirigenti eletti al 60 per cento da un congresso eletto dal 30 per cento degli iscritti chiudano al più presto la pratica. Sarà la fine tardiva ma benvenuta di un equivoco a sinistra. Spero che l'equivoco non si protragga perché Amato ama i contestatori come Martelli lotta continua o perché Fassino combatte da volontario in Afghanistan come Luigi Longo in Spagna.
La minoranza interna, per quanto consistente, non ha avuto e non avrà la forza di modificare questo esito. Se si limiterà con diplomazia a esercitare un attrito fallirà. Non si tratta di sostenere un'altra linea in un quadro di "valori condivisi", che non esiste, ma di scompaginare le carte molto oltre i confini ristretti di un ex partito. Sono in gioco concezioni diverse e opposte di società.
E' vero che per Bertinotti si apre una prateria. Ma non so se sia disposto a cavalcare senza sella, briglie e staffe. E' troppo geloso della sua creatura, somiglia troppo a se stesso anche nel mutare delle circostanze. Lasciate che i pargoli vengano a me è una formula più sicura che incontrarsi a mezza strada o fissare un appuntamento.
Ma non fare un quadro deprimente, mi raccomanda il direttore. Non so se ho obbedito. Dire che l'era berlusconiana può durare di questo passo vent'anni non mi pare deprimente ma incitante. Dire che finisce un equivoco a sinistra non mi pare deprimente ma promettente. Dire che è possibile scompaginare le carte e ridisegnare una sinistra attorno a scelte fondamentali mi sembra addirittura un'overdose di ottimismo.
il manifesto 20 dicembre 2001
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