Luigi Pintor
Perché ci odiano tanto? Quella bambina americana che rivolse al mondo questa domanda dopo la strage delle due torri forse oggi troverebbe una risposta se ricevesse una cartolina da un bambino di Kabul o di Betlemme.
Possiamo continuare a raccontare e a raccontarci tutte le bugie che vogliamo ma non ci troviamo di fronte a un'operazione militare di legittima difesa. Quella in corso è una guerra di ritorsione che spiana al suolo case di fango e farà presto altri seimila miserabili morti.
Un miliardo di dollari della Cia e la licenza di uccidere non puniranno bin Laden che di quella licenza ha già usufruito e sa di che si tratta. Ma un miliardo di bombe cieche basteranno invece a ingigantire l'odio, la paura e il dolore.
Nella vicina terra santa la morte quotidiana colpisce di preferenza bambini e donne anche se non portano il chador, l'autorità palestinese è assimilata al terrorismo e quel popolo rischia la sorte che la storia ha riservato agli ebrei. Non è una delle tante astuzie della storia ma una delle sue tante follie.
No, questa guerra non merita la comprensione che Aldo Moro espresse a malincuore quando il napalm devastava il Vietnam. Il suo sbocco non è la democrazia esportata sia pure sui carri armati, la libertà duratura e prospera per l'occidente, la pax americana. Il suo sbocco non si vede perché non c'è.
Il suo sbocco è una guerra perpetua (tank invece di kant). Ma li avete visti e si sono visti, i potenti della terra in divisa cinese? Anche quella fotografia è una risposta alla bambina americana, a cui chiedono un dollaro per il fratellino afghano.
Amici molto sinceri dell'America, com'eravamo da ragazzi anche noi, scrivono da quel paese che la gente non è sicura e ricorre ai cosmetici. Ci credo. Chiudono il parlamento per una disinfestazione ma l'intelligence non sa se sia colpa di un postino iracheno o di un antiabortista locale.
No, la solidarietà per le vittime americane è stata e resta un sentimento comune. Ma non c'entra più nulla con lo spirito di questa guerra e i suoi funesti esiti presenti e futuri. Cessate il fuoco, anche se l'Onu non lo dice: è questo oggi il sentimento comune da rispettare, senza attendere che sia l'inverno a spegnere l'inferno.
il manifesto 23 ottobre 2001
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