DOV' E' IL MALE?
Luigi Pintor
Che cosa succederà domani o dopodomani? Non immaginavamo lontanamente quello che è successo ieri e non riusciamo a immaginare lontanamente quello che potrà succedere nei giorni e nei mesi che ci aspettano. Conserviamo la buona speranza ma anche molta paura.
Il presidente americano ha detto al suo popolo sconvolto che questa è una lotta del bene contro il male. E' una pessima semplificazione che abbiamo sentito altre volte e che giustifica qualunque cosa. E' la stessa cosa che pensano i terroristi suicidi quando attuano i loro piani. Speriamo che il presidente americano non sia convinto di quello che dice.
Molti in America e altrove hanno ricordato Pearl Harbor per naturale suggestione ma qualche stolto ha aggiunto che anche la reazione americana dev'essere la stessa di allora. Speriamo che sia solo una stoltezza, appunto, perché non c'è un Giappone su cui gettare l'atomica, non siamo nella seconda guerra mondiale, e la terza non è desiderabile.
Tutti ci incitiamo a serrare i ranghi contro il terrorismo, che però più viene combattuto militarmente e più si riproduce fino a colpire il cuore degli Stati. Qualcuno aggiunge che bisogna quindi colpire e punire i paesi in cui si annida: una spirale di guerra senza fine?
Un giornale ha scritto che siamo tutti americani e che dobbiamo difendere la nostra comune civiltà. Se questa è un'espressione di solidarietà va bene. Ma chi si sente più amico degli Stati Uniti in questo momento e più vicino al loro modello di civiltà in generale dovrebbe più di altri augurarsi che le classi dirigenti di quel paese non perdano la testa e facciano i conti anche con se stesse.
Finora pochi si domandano perché il corso delle cose (della storia?) stia prendendo una così brutta piega, e lo scenario d'ordine e di prosperità annunciato per il nuovo millennio sia improvvisamente oscurato. Improvvisamente? Ma questo scenario, in molte parti del mondo e per molte popolazioni, già grondava e gronda di lacrime e sangue.
Finora pochi sono disposti a prendere atto che c'è qualcosa di profondamente sbagliato, qualcosa che non regge, in un sistema dove la ricchezza, la cultura e perfino la religione di una minoranza dell'umanità decidono del destino di tutti. Una grande villa veneta da una parte, una grande canaglia dall'altra: non funziona.
Conserviamo la buona speranza perché sì. Speriamo che perfino la politica e perfino la diplomazia ritrovino il ruolo a cui sembrano aver rinunciato. Speriamo soprattutto nel risveglio di coscienza di molta gente che oggi si vorrebbe di nuovo soffocare. Ma non siamo così ingenui da non aver paura, tanto più che la paura può anche essere buona consigliera e tenerci tutti in guardia.
"il manifesto" 13 settembre 2001
© 2013-2017 FondazioneLuigiPintor
tutti i diritti riservati
CF: 97744730587 – P.IVA: 12351251009