Luigi Pintor
Non ammetto che l'uso dell'arma nucleare sia un'opzione. Non ammetto che il ministro della difesa americano la metta nel conto. Non ammetto che un telegiornale prospetti questa eventualità tra la pubblicità di un dentifricio e una previsione meteorologica.
Non ci sto, dichiarò un giorno a reti unificate un capo dello Stato perché lo avevano calunniato. Finora non ho sentito nessuna autorità dire non ci sto, mai e poi mai, non concederò a nessuno questa licenza di strage supplementare.
Forse quel ministro americano si è fatto fare quella domanda da un giornalista per infrangere l'ultimo tabù, la tacita intesa tra grandi e medie potenze che nessuno per primo avrebbe usato quell'arma in nessuna delle sue varianti e innescato una spirale senza fine: infinita. Questo deterrente, su cui si è fondato per cinquant'anni l'equilibrio del terrore, viene ora a cadere e si trasforma in un incentivo allo squilibrio del terrore in cui già viviamo.
Fosse anche solo un'ipotesi remota o una minaccia verbale, costituisce già un precedente che non minaccia bin Laden ma il pianeta e che ci abitua al peggiore scenario. Ma uno stratega americano ne ha anche descritto con concretezza la prima fase: settemila civili americani morti in patria più settemila militari americani morti o in pericolo in Afghanistan varrebbero bene il lancio di un'atomica tattica che chiuda la partita in pareggio o ne apra una nuova, in cui la disintegrazione atomica gareggi con le bombe uomo e la seminagione di batteri.
Non c'è neppure del metodo in questa pazzia, perché a sentir queste cose la paura che si impadronisce di qualsiasi persona normale in qualsiasi parte del mondo ci sta suicidando, e proprio qui in occidente prima che altrove. Non solo le strade, le piazze, le chiese, le moschee dovrebbero riempirsi di gente che manda al diavolo i signori del terrore e della guerra che giocano a dadi il nostro destino, ma anche i palazzi del potere dovrebbero dire non ci sto. Invece ascoltiamo queste enormità sponsorizzate dal pastificio di turno. E la guerra atomica, che diventa un'opzione come l'aria condizionata in automobile, scoppia virtuale dentro di noi.
Mai e poi mai, non lo ammetto, non ci sto. Il ciclope Polifemo, accecato da Nessuno, prese a lanciare macigni a caso che non colpivano il suo nemico ma squassavano dappertutto e sollevavano marosi. Gli dei di cui era figliastro avrebbero dovuto legarlo per impedirgli di nuocere a sé e agli altri, e così quel ministro dovrebbe essere tratto in arresto per misura preventiva: con l'avvertimento che qualsiasi cosa dirà potrà essere usata contro di lui in tribunale.
il manifesto 25 settembre 2001
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