L'intollerabilità delle conseguenze
HIROSHIMA A BASSA INTENSITA'
Luigi Pintor
Due anni dopo tutti sanno che la guerra umanitaria fu una menzogna e la benefica ingerenza una devastazione. Gli effetti perversi di quell'impresa sono palesi e repugnano alla coscienza comune (se esiste una coscienza comune). Anche l'evidenza può essere negata e chi commette un crimine raramente lo confessa: comportandosi così, i governi dell'Occidente aggravano la colpa con la pervicacia e la viltà.
Se qualche soldato americano, europeo o italiano, non fosse stato contagiato dalla peste riservata a quelle popolazioni non ne sapremmo nulla. Il raggiro dell'opinione pubblica è diventato metodo di governo. Il rimbalzo di responsabilità a cui assistiamo ci dà la misura della tempra morale del nostro ceto politico.
Non è un episodio. La verità taciuta è che nel Golfo persico e nella penisola balcanica è stata sperimentata una guerra di annientamento, un dispositivo militare subatomico che avvelena la terra e l'aria eleggendo a bersaglio una porzione di umanità. Una guerra che diluisce le vittime nel tempo (le immagini dei bambini irakeni, le malformazioni prevedibili in Jugoslavia) e perciò appare innocente. Una guerra finora unilaterale e circoscritta dove la devastazione e la strage non sono vistose come nei grandi conflitti del secolo ma sono di qualità superiore (un derivato di Hiroshima, a coronamento del secondo millennio cristiano).
Qualcosa sappiamo e riusciamo a intravvedere, per esempio che l'uranio e il riciclaggio delle scorie nucleari a fini militari e mercantili non sono un metallo del disonore e un azzardo ma un monopolio statale anglo-americano, come la produzione di droga nell'economia mafiosa. Ma solo a stento, per via deduttiva, possiamo immaginare quali altri tesori nasconda nei suoi arsenali e nei suoi laboratori il nuovo impero unico del male. Per il mercato della guerra ma anche per quello della pace.
Questa lurida pagina di storia non è stata scritta dai generali della Nato, che trattano come attendenti i nostri governanti ma sono anch'essi caporali di giornata. E non è stata scritta da regimi totalitari. È invece un'ideazione della civiltà superiore in cui viviamo e delle democrazie liberali e socialiste. Sigle e maschere sovrapposte a un sistema di dominio che si governa da sé e che non conosce ritegni e remore.
Il dato rivelatore di questo spirito dei tempi non sta e non verrà dalle statistiche sanitarie. Sta nell'indifferenza come unico sentimento riservato agli infelici prima colpiti e poi abbandonati alla loro sorte. Nessun rammarico neppure adombrato come alibi, nessun soccorso umanitario come lo fu la guerra, nessun risanamento mirato come lo furono i missili, nessun Piano Marshall munifico, nessuna colletta solidale in televisione e al bar. L'0ccidente ha già dato.
Qui in Italia, questa pagina è stata scritta da quella che noi chiamiamo sinistra e di cui siamo amici, cattolico-democratica neo-socialista e post-comunista, il residuo delle grandi correnti popolari della storia nazionale. Non hanno stretto un compromesso storico ma consumato uno storico tradimento, disarmando la pace nel presente e per il futuro. C'è qualcuno che tuttora se ne vanta, di aver fatto qualcosa che nessuna destra bellicista avrebbe osato e potuto: il vanto di una concubina di corte favorita tra tutte.
Là in America, questa bella eredità non è affidata a un'anatra zoppa ma a un potere che ha meno titoli rappresentativi di Adolfo Hitler nel 1933 e del cavallo che Caligola nominò senatore. Nessuno disconosce questa investitura circense e il beneficiario farà di tutto per mostrarsene degno.
Questa rivista mi scuserà se profitto dell'occasione per dire che preferisco l'impotenza individuale (e anche la fucilazione alla schiena) a qualsiasi contiguità con questa dimensione politica degradata e impenitente. Non voterò i crediti di guerra passati e futuri e i loro fraudolenti gestori.
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