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Luigi Pintor


 



L' entrata in guerra è ovviamente una scelta di politica internazionale per avere un posto al sole, che splende anche sui cimiteri. Ma è prima ancora una scelta di politica interna pienamente conforme alla natura e alla mentalità del governo in carica.

Noi siamo abituati a considerare Berlusconi come un affarista di pochi scrupoli e basta. Ma è un napoleonide, una personalità tronfia, che da tempo non si accontenta di un impero televisivo e finanziario e ne rifonderebbe volentieri un altro sui colli fatali. Questa guerra d'oltremare è il battesimo militare della vittoria del 13 maggio, con tanto di prigionieri incatenati al carro di trionfo.

Pensate alla smisurata felicità di Gianfranco Fini. Vede avverarsi i suoi sogni di ragazzo, l'Italia è tutto uno sventolio tricolore, anche la plutocrazia americana è relegata sullo sfondo, la nostra flotta solca il mare nostrum e l'onore della Folgore non è più appannato dagli incidenti di caserma. Il ragazzo imborghesito e sdoganato quasi non crede ai propri occhi.

C'è qualche aporia, l'adunata oceanica promossa da Giuliano Ferrara vedrà forse sventolare qualche bandiera padana ma è folklore nazionale anche questo. Il lombardo-veneto ritrova la vocazione risorgimentale. Il nemico è comunque extracomunitario e Bossi potrà finalmente bombardarlo sul posto.

Chi disturberà più il manovratore in queste circostanze? Chi anteporrà le piccole beghe di casa nostra agli imperativi della guerra? I cingoli dei carri armati seppelliranno nella polvere le rogatorie, i falsi in bilancio, gli abusi edilizi, le scorribande giudiziarie, scolastiche, sanitarie.

Il partito Ds potrebbe cogliere la palla al balzo e sciogliersi già nell'imminente congresso. Era ridotto a una larva, ora è un ascaro addetto alle salmerie e alla manutenzione degli incrociatori. E matura una fusione non con Amato ma con De Michelis. Rutelli era un radicale perché non c'era ancora la casa della libertà, ma ora parla come Frattini e l'ulivo si chiamerà presto cipresso.

Il governatore Ciampi canterà in primavera all'Arena di Verona l'Elmo di Scipio con le scolaresche e gli insegnanti di religione dello Stato. Ma in primavera, dopo l'inverno afghano, può essere azzardato. Anticiperei e suggerirei comunque di intonare Sole che sorgi libero e giocondo sui sette colli i tuoi cavalli doma tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma. Perlomeno è musica di Puccini, credo.

il manifesto   9 novembre 2001

 



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