UN'IDEA
Luigi Pintor
La candidatura di Giovanni Berlinguer alla segreteria del partito diessino è sorprendente perché ha stile, è un'idea intelligente in contrasto con lo smarrimento di cui quel partito è preda.
E' una candidatura molto esposta e non so che cosa induca quest'uomo tranquillo di età avanzata a "sobbarcarsi" (una parola che usava il fratello Enrico). Forse un senso del dovere al quale oggi, però, pochi sono disposti a credere. O un giovanile ottimismo.
Farà bene a non leggere troppo i giornali, dove i commentatori di mestiere e i suoi avversari, quelli interni più che quelli esterni, giocheranno con fatuità sul suo cognome e sui suoi anni. Continui ad andare in bicicletta come credo ami fare con meno ostentazione di Romano Prodi.
Si dice sempre che senza memoria del passato, storico e personale, non c'è futuro. La sua memoria è certamente molto ricca, ed è una bella dote in un partito dove la generazione di mezzo è del tutto smemorata e crede che la tradizione sia una palla al piede anziché una radice feconda e una carta di identità.
Se non temessi di trasformare questo elogio della saggezza in un cattivo servizio aggiungerei che quando in famiglia i genitori litigano e dissipano il patrimonio è il momento in cui figli e nipoti scoprono l'importanza degli zii o dei nonni o del maestro di scuola. Vale in ogni tempo e luogo, dalla polis ateniese alle tribù del Nebraska alla moderna società.
Studioso o militante politico poco vistoso, si può dubitare che questo outsider abbia il polso necessario per traghettare il suo rissoso partito fuori dalla palude verso un approdo collettivo rassicurante. Studioso e militante politico non erano però due cose separate nella tradizione comunista, anzi si sovrapponevano fin troppo. E il fratello non so se avesse polso, quanto piuttosto tenacia fino alla testardaggine isolana.
Può anche essere un nuovo inizio, per una volta proverei a fidarmi. La dissoluzione o un triste esito craxiano e consociativo minacciano da vicino quel partito, dopo il corrompimento governativo istituzionale e una sconfitta che i suoi apparati e anche il suo popolo non hanno ancora pienamente compreso. Una cura bioetica può fargli bene e persino ringiovanirlo.
il manifesto 24 agosto 2001
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