A PARIGI TACCIONO I CAPI DI STATO
di Valentino Parlato - 12 gennaio 2015
La tragedia del terrorismo a Parigi e delle tante persone ammazzate non può concludersi con la grande e pacifica manifestazione di domenica: più di un milione di persone e una quarantina di capi di stato e di governo (compreso il nostro Renzi) in testa al corteo. Insomma, a questo modo, si tornava all’ordine, alla legalità, alla democrazia. Poteva riprendere la vita normale.
Troppo facile per essere vero. Un aggiustamento politicante, governativo (di pura governance) sanava la tragedia ed eliminava i grandi problemi di diritto e democrazia che quel massacro aveva imposto. E qui (spero non se ne dispiaccia) faccio riferimento all’ottimo articolo di Guido Rossi dal titolo “Diritto certo e governance opaca” pubblicato sul Sole 24 Ore di domenica 11 gennaio. Rossi scrive che considerare la tragedia di Parigi “un puro atto di terrorismo è sicuramente riduttivo” e prosegue “Il contesto politico nel quale questa sanguinosa battaglia ha avuto luogo suggerisce la strisciante esistenza di un conflitto mondiale, reso ancora più dirompente dalla globalizzazione economica, con le sue profonde diseguaglianze.” Il conflitto, spesso sanguinoso, è anche tra le popolazioni mussulmane. “La brutalità del fanatismo religioso - cito sempre Rossi - nasconde i veri scopi di dominio di territori e risorse economiche.”
Come ignorare le lotte tra i paesi mussulmani e la relativa barbarie che arriva ad usare bambine di pochi anni come bombe come è appena avvenuto in Nigeria.
Quei capi di stato che hanno sfilato domenica Parigi, ripetendo le storiche parole: libertà, eguaglianza e fraternità, hanno ricordato come quelle storiche e fondamentali parole siano state negate e calpestate nella storia, dalle politiche dei loro paesi e della stessa Francia che domenica scorsa sembrava tornata al 1789 ? Come non ricordare la violenza, militare e civile, delle colonizzazioni. Anche Eugenio Scalfari , sempre nella citata domenica, ha voluto ricordare le nostre celebrate Crociate per liberare la Terra Santa dai selvaggi infedeli, cioè i mussulmani.
Insomma per concludere queste mie brevi considerazioni sulla presenza a Parigi di tanti prestigiosi leader europei e non solo, mi sarei aspettato una riflessione sulla storia passata (ma anche sui comportamenti attuali nei confronti della massa di immigrati). Sarebbe stato utile anche ai nostri paesi cosiddetti “avanzati”. Invece di fronte alla grande manifestazione popolare, a questi milioni di cittadini di ceti, religioni, e origini diverse ma uniti fra loro che manifestavano la loro fede nella “Libertà, Eguaglianza, Fraternità, i nostri leaders politici, rappresentavano solo la loro vecchia e disastrosa politica politicante. E già in serata mentre le strade erano ancora piene di manifestanti, i ministri degli interni europei dibattevano su restrizioni da apportare a Schengen. Non una pubblica riflessione sulla storia e sui diritti dei popoli – di tutti i popoli - ma, per citare ancora Guido Rossi, una ripetizione di “governance opaca”. E tutto questo peserà sul nostro prossimo futuro.
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