IL RICORDO DI KAROL IN FRANCIA:
"MAI SCESO A COMPROMESSI"
Parigi. Commozione al Nouvel Observateur, di cui era stato uno dei fondatori nel '64. "Non bisognava chiedere a Karol di scendere a compromessi, per lui c'era cio' che era accettabile. Politicamente, eticamente accettabile. E cio' che non lo era"
di Anna Maria Merlo, PARIGI 10 aprile 2014 - da il manifesto
La notizia del decesso di K.S.Karol è arrivata nel pomeriggio al Nouvel Observateur, il settimanale di cui era stato uno fondatori, con Jean Daniel, nel ’64. «Siamo molto abbattuti», dice Henri Guirchoun, capo del servizio esteri. «Ho lavorato con lui — racconta — e per me, giovane giornalista che era stato in Polonia e in Russia, l’aver parlato e discusso con lui è stato molto arricchente. Mi ricordo di un giornalista che è sempre stato impegnato, mai tiepido, come è ormai la moda di oggi». Henri Guirchoun ricorda che di recente, il 13 novembre scorso, il Nouvel Observateur dei fondatori è stato colpito da un altro decesso, quello di Serge Lafaurie, «un suo grande amico». Queste due scomparse, «sono molto, molto per noi».
«Eravamo legati lui ed io a L’Express da una decina di anni – ha ricordato Jean Daniel in occasione della morte di Lafaurie – quando, un mese dopo l’assassinio di Kennedy, nel ’63, Jean-Jacques Servan-Schreiber, direttore de L’Express, mi convoca per informarmi che le nostre pretese nuocciono all’armonia del suo gruppo». Sarà la nascita del Nouvel Obervateur.
«Ciao Karol», ha scritto ieri sera sul sito del Nouvel Obs il giornalista René Backmann. «Arrivava a fine mattinata, diceva «buongiorno ragazzi», si sedeva alla scrivania di fronte alla segretaria del servizio esteri e cominciava sfogliare, poi a leggere attentamente, la stampa britannica, italiana, spagnola, russa, polacca». Bachmann ricorda che «solo per Karol allora il servizio esteri del Nouvel Observateur era abbonato a tanti giornali che lui solo lui poteva leggere. Parlava tante lingue che non abbiamo mai saputo quante esattamente». E aggiunge: «Non bisognava chiedere a Karol, che aveva dato parte della sua gioventù alla guerra contro il nazismo, poi a tentare di sopravvivere al gulag, di scendere a compromessi. Per lui c’era ciò che era accettabile, politicamente, eticamente. E ciò che non lo era».
K.S.Karol viveva in Francia dal ’50. Cominciò a lavorare a L’Express nel ’54. «Adesso sto lavorando per il Nouvel Observateur – scriveva K.S.Karol sul sito della Yale University nel 2000 – fondato con qualche amico nel ’64 e oggi il più importante settimanale politico in Francia. Scrivo soprattutto sulla Russia, un paese che conosco dalla mia giovinezza e la cui lingua mi è famigliare».
Per la Yale University aveva raccontato in poche frasi la sua vita: «Sono nato a Lodz (Polonia) nell’agosto del ’24, in una famiglia ebrea non religiosa. Mio padre è stato un ricco banchiere a Rostov sul Don e dopo la Rivoluzione di Ottobre del ’17 decise di emigrare in Polonia. I miei genitori mi hanno mandato in una scuola cattolica, dove mi sono presto politicizzato (a causa della guerra civile spagnola)». Karol ha raccontato la sua storia degli anni di gioventù in Solik (pubblicato in Italia nell’85 da Feltrinelli e poi ripreso da Einaudi nel 2008). «Mi chiamavano Solik al liceo di Rostov sul Don. È il diminutivo di sale. Non ricordo perché».
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