70° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE
" ... L'ORDINE E' GIA' STATO ESEGUITO ... "
25 MARZO 1944
Dopo che per due giorni in tutta la città si erano diffuse informazioni, notizie false, preoccupazioni, paure, la mattina del 25 marzo i romani appresero con sgomento ed orrore della rappresaglia attuata dai nazifascisti alle fosse ardeatine attraverso il comunicato stilato dal Comando nazista, diffuso prima dall’Agenzia Stefani, poi dai notiziari della radio ed infine pubblicato dai quotidiani. Fino ad allora nessun altro comunicato né tantomeno alcun manifesto era stato diffuso o affisso dai nazisti per informare dell’attacco armato condotto dai GAP e per chiedere ai suoi autori di consegnarsi. La verità, appurata storicamente, è che la ricerca degli “attentatori” non fu assolutamente mai al centro delle preoccupazioni del comando tedesco, il quale aveva come unico, prioritario obiettivo quello di restaurare pubblicamente il potere “ferito” e di intimidire i romani, facendo ben attenzione, tuttavia, ad informarli degli eventi solamente a strage avvenuta, per paura che altrimenti la loro reazione si potesse trasformare in una vera e propria insurrezione.
Intimidire, disinformare, dividere i romani, impedire che l'indignazione li spingesse all'azione armata fino all'aperta rivolta, magari sotto la guida dei partigiani "comunisti-badogliani" o guidata dal CLN, erano, d’altronde, anche le preoccupazioni principali del Vaticano, il quale attraverso un infame comunicato pubblicato sulle pagine dell’Osservatore romano la mattina dello stesso 25, falsificando la realtà. così espresse la prorpia posizione “Di fronte a simili fatti ogni animo onesto rimane profondamente addolorato in nome dell'umanità, e dei sentimenti cristiani: trentadue vittime da una parte, trecentoventi persone sacrificate per i colpevoli sfuggiti all’arresto dall'altra..…” per poi affermare “…consci dello stato d’animo della cittadinanza, persuasi dal fatto che non si può, non si deve spingere alla disperazione, che è la più tremenda consigliera, invochiamo dagli irresponsabili il rispetto della vita umana che non hanno il diritto di sacrificare mai ....".
Del resto, che la paura degli occupanti, la loro sensazione di essere circondati solo dall’odio fossero ampiamente giustificate, emerge con chiarezza dalla lettura del lunghissimo elenco delle 335 vittime (di cui solo 322 identificati), le quali, nella loro suddivisione qui di seguito riportata, possiamo ben dire rappresentavano l’intera città di Roma:
età dai 14 ai 75 anni.
Cattolici 253, ebrei 70, non riconosciuti 12 .
Professioni: agenti di polizia, 1; ambulanti, 16; amministratori e uomini di affari, 7; ingegneri e geometri, 5; attori, 2; artisti, disegnatori e pittori, 5; assicuratori, 1; autisti e conduttori, 7; avvocati, 11; banchieri, 1; calzolai, 5; carpentieri e falegnami, 11; commercianti e bottegai, 42; commessi di negozio, 7; dottori in scienze politiche, 1; domestici e camerieri, 2; elettricisti, 5; farmacisti e medici, 4; funzionati pubblici, 4; impiegati e segretari commerciali, 40; impiegati alle poste e telegrafi, 4; impiegati ferroviari, 3; impiegati telefonici, 2; macellai, 5; meccanici, 13; musicisti, 1; operai edili,2; operai vari, 28; professori, 5; proprietari terrieri e contadini, 10; sacerdoti, 1; studenti, 9; tecnici del cinema, 2; tipografi, 2.
Forze armate: aviazione, 3; carabinieri, 11; esercito, 18; marina, 6.
Tra di loro 28 appartenevano al PCI, 44 al Partito d'Azione, 39 a Bandiera rossa, 16 al PSIUP, 41 al Fmc - Fronte Militare Clandestino, 1 alla DC, 2 al Movimento Cattolici Comunisti, 2 all’ Unione Democratica Nazionale, 2 a Democrazia e lavoro e 21 erano "semplicemente" partigiani senza partito, membri del CLN.
"Riposate in pace, a noi resta il compito di impedire che la barbarie si ripeta ... "
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