70° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE
I FATTI ED I PROTAGONISTI DEI GIORNI CHE PRECEDETTERO LA STRAGE / 2
ROMA SOTTO LE BOMBE
Dopo lo sbarco di Anzio la “finzione” di Roma “Città aperta” non riuscì più a nascondere il ruolo decisivo dal punto di vista militare che la capitale stava svolgendo a sostegno del fronte sud della guerra. A Roma erano insediati i centri strategici di comando tedeschi e della RSI, i depositi di armi, lavorano grandi fabbriche belliche, come a via Etruria e a via Flaminia. Per risparmiare carburante, senza girare attorno alla città, le truppe, le autocolonne con i rifornimenti transitavano quotidianamente, giorno e notte, da Ponte Milvio a per le strade del centro,dirette al fronte di Cassino e di Anzio. Per questo i bombardamenti alleati sulla Capitale si fecero sempre più intensi, colpendo assieme agli obiettivi militari, case, scuole, fabbriche.La contraerea tedesca era quasi inesistente e gli allarmi suonavano spesso quando le bombe già cadevano.
Il 12 febbraio fu bombardata due volte la zona di via Merulana, il 14 febbraio fu la volta degli scali di S. Lorenzo, Tiburtino, Portonaccio, Ostiense, Tuscolano. Il 16 febbraio gli spezzoni caddero sulla folla dei mercati generali a via Ostiense, uccidendo trenta persone, Il 3 marzo la strage più spaventosa: le bombe colpirono il rifugio di via Tiburtina 364 che aveva accolto gli operai della fabbrica “Fiorentini”, sprovvista di ogni ricovero. Dopo tre giorni di lavoro, i vigili del fuoco estrassero quasi 200 morti, oltre 50 dei quali completamente irriconosciblii. In occasione di quel bombardamento crollo anche la scuola Aurelio Saffi in via Lorenzo il magnifico. Dieci giorni dopo, il 14 marzo i bombardamenti su Prenestino, Nomentano,Ostiense Tiburtino, Tuscolano causarono altri 800 morti e 2.000 feriti. Le bombe scoperchiarono la tomba del poeta Shelley al “cimitero degli inglesi”, distrussero un’arco di Porta S. Paolo, sbriciolarono le case all’inizio di via Ostiense, fino al cavalcavia della ferrovia: una bomba cadde sul rifugio di via Pellegrino Matteucci uccidendo più di 20 cittadini.
L’odio dei romani si rivolgeva non verso gli alleati, ma verso gli occupanti. Le spie della polizia riferivano che sempre più spesso dopo i bombardamenti la rabbia della popolazione si concentrava sui fascisti e sugli alleati tedeschi.
La rabbia della popolazione si manifestò in tutta la sua ampiezza il 12 marzo 1944, quando una folla immensa di romani, più di centomila, e tra di essi moltissimi studenti, si radunò in piazza S. Pietro per ascoltare l’omelia del Papa Piò XII, trasformandola, nonostante la presenza di fascisti e SS, in una manifestazione gigantesca contro il regime ed i tedeschi occupanti. La folla inneggiava alla pace, invitando il Papa ad intervenire, per richiamare i nazisti al rispetto degli accordi a suo tempo sottoscritti, per evitare nuovi bombardamenti. Il Papa condannò la guerra aerea ma non disse invece alcuna parola contro la presenza militare tedesca nella città. Venne arrestato invece un sacerdote, don Paolo Pecoraro, futura medaglia d’argento alla resistenza, che si era issato su uno dei piedistalli dell'obelisco per esortare a voce altissima tutti gli italiani a battersi contro gli oppressori.
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