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CARA ROSSANA, KAROL GIA' CI MANCA

 

di  Jean Daniel, PARIGI, 17 aprile 2014
da il manifesto

 

K. S. Karol 1924 - 2014. Un «progressista anti-totalitario», che all’epoca voleva dire comunisteggiante antibolscevico. Karol detesta gli stalinisti ma ancor più gli anticomunisti. Il testo dell'orazione funebre di Jean Daniel

 

Cara Ros­sana,
la mia esi­ta­zione a pro­nun­ciare le parole che seguono è venuta meno quando ho visto il con­forto, pur mode­sto, che sono ancora in grado di recarti. In un primo momento avevo rifiu­tato, per­ché l’epoca ci rende fra­gili, e anche per­ché se ne stanno andando tutti, riem­pien­doci di ricordi che sono altret­tante ferite.
C’è anche il fatto che Karol ci ha abban­do­nati dopo tan­tis­simo tempo. Non ci ha lasciati, ma non pos­siamo più rivol­gerci a lui come prima e, sai bene che se siamo qui, non è per lui che è troppo lon­tano, ma per noi che siamo pieni della sua vita.
Sì, il tempo gioca un ruolo. Quasi tutti i giorni mi capita di chie­dermi che cosa avrebbe fatto Serge Lafau­rie al mio posto. Per Karol occor­rono degli eventi, non parlo di te Ros­sana, ma in que­sto momento per eventi come quelli che acca­dono in Ucraina, con il pos­si­bile ritorno a diverse pic­cole guerre fredde, non posso fare a meno di dire che Karol ci manca, e di rileg­gere, come ho fatto, alcuni suoi arti­coli tut­tora impres­sio­nanti, colti e decisi come sono. Ma tor­niamo al nostro incontro.

 

PRIMO GIORNO DELLA GUERRA D’ALGERIA

Ho appena pub­bli­cato un libro ambien­tato in quel paese. Karol lo legge e lo segnala subito ai respon­sa­bili dell’Express con il quale col­la­bora. Gra­zie a que­sto, arrivo anche io all’Express e si forma un trio che fa par­lare di sé: Serge Lafau­rie, K.S. Karol e io. Per venti anni saremo inse­pa­ra­bili. Chi è lui? Ha perso l’uso dell’occhio sini­stro ma è bra­vis­simo nel farlo dimen­ti­care. Parla almeno sei lin­gue. Ha un accento affa­sci­nante e una capa­cità senza eguali di rein­ven­tare la lin­gua fran­cese. Ha fatto la resi­stenza in Polo­nia, è stato impri­gio­nato in Unione sovie­tica, è tor­nato in Polo­nia. Ma come ha attra­ver­sato tutte que­ste prove? Che cosa gli hanno lasciato? Per ade­guarsi all’ambiente, egli si dice «pro­gres­si­sta anti-totalitario». All’epoca i pro­gres­si­sti erano comu­ni­steg­gianti ma anti­bol­sce­vi­chi. Karol dete­sta gli sta­li­ni­sti ma ancor più gli anti­co­mu­ni­sti. Il suo mae­stro è Isaac Deau­tscher, che vive a Lon­dra, come suo padre.

IL COMU­NI­SMO, IL MAR­XI­SMO E LE RIVOLUZIONI

È un pozzo di scienza in mate­ria di comu­ni­smo e di rivo­lu­zioni a Est. Ha amici ovun­que in Europa e soprat­tutto in Ita­lia, dove i comu­ni­sti lo accol­gono bene, pro­prio per­ché è anti­sta­li­ni­sta.
Il Par­tito comu­ni­sta ita­liano è par­ti­co­lar­mente aperto (è il par­tito di Togliatti e di Enrico Ber­lin­guer), ma c’è soprat­tutto una pic­cola for­ma­zione, gio­vane, bril­lante e radi­cale che si chiama il mani­fe­sto. Alla guida del gruppo una donna note­vole, una mar­xi­sta lumi­nosa e intran­si­gente: Ros­sana Ros­sanda, che egli spo­serà. E c’è Luciana Castel­lina – il suo dia­rio è stato da poco pub­bli­cato in fran­cese. Quanto al nostro Karol, scrive due grossi libri, il primo su Cuba, l’altro sulla Cina; in due libri suc­ces­sivi, egli sfuma e cor­regge le tesi del secondo. A che punto è Karol in quell’epoca? Si può dire che egli vive per e attra­verso il comu­ni­smo, il mar­xi­smo e le rivo­lu­zioni. Aperto alla discus­sione, diventa set­ta­rio quando sospetta di atlan­ti­smo un poli­tico o un col­lega.
Ha un senso incre­di­bile dei rap­porti umani. Un giorno rie­sce a far incon­trare Men­dès France, il labu­ri­sta bri­tan­nico Aneu­rin Bevan e il socia­li­sta ita­liano Pie­tro Nenni, con i quali pensa che si possa intac­care il pre­sti­gio dell’Unione sovie­tica senza avvi­ci­narsi però agli Stati uniti.
Poli­ti­ca­mente non era­vamo d’accordo. Ma siamo stati fedeli a que­sto col­let­ti­vi­sta impe­ni­tente che poteva vivere uni­ca­mente in una demo­cra­zia occi­den­tale. Il mani­fe­sto riu­niva gio­vani rivo­lu­zio­nari ma le sue ani­ma­trici, Ros­sana Ros­sanda e Luciana Castel­lina, pro­ve­ni­vano da grandi fami­glie. A mar­gine, si pote­vano ascol­tare le ana­lisi di Lucio Magri, sin­da­ca­li­sta e filo­sofo, aspetto da attore ame­ri­cano, una delle guide del nostro André Gorz.

IN FONDO, PEN­SAVA COME SARTRE

Quando ini­zia a uscire Le Nou­vel Obser­va­teur, riservo natu­ral­mente un posto per K.S. Karol, che ogni set­ti­mana distilla la sua impa­reg­gia­bile cono­scenza sul mondo comu­ni­sta. Le sue tesi sono oggetto di discus­sione, quando si tratta di Castro e soprat­tutto di Mao, il tiranno rosso che mal­grado tutto egli ammira. Il comu­ni­smo era l’unico mondo che lo inte­res­sasse dav­vero. Karol era amico di Fidel Castro ma finì per rim­pro­ve­rar­gli seve­ra­mente l’astio verso gli omo­ses­suali. Per Mao, era un’altra sto­ria, piena di scin­tille, e dovevo con­ti­nua­mente fun­gere da arbi­tro. Il nostro amico è un uomo che può incon­trare Chou En Lai. Ma è con­te­stato e l’offensiva viene dai Roy: Jules e Claude. I quali tor­nano dalla Cina con accuse ter­ri­bili – e giu­sti­fi­cate – con­tro il regime maoi­sta. Sca­te­nano una tem­pe­sta che gesti­sco male. Non è una rot­tura ma una lace­ra­zione.
Fino alla fine, Karol è stato più attento a quelli che inco­rag­gia­vano i rivo­lu­zio­nari che a quelli che ne teme­vano le derive. In fondo, pen­sava come Sar­tre: «Sì, Camus, anch’io odio il gulag, ma ancor più odio chi lo usa come pre­te­sto per schiac­ciare il pro­le­ta­riato». Camus aveva ragione. Ma io, volevo bene a Karol …

 

QUI SPECIALE - RICORDO DI K. S. KAROL

 

* Il testo che pro­po­niamo è stato letto alla ceri­mo­nia di saluto a K. S. Karol al Père Lachaise mer­co­ledì 16 aprile 2014.

 

jean daniel

 

Jean Daniel, tra i mag­giori inter­preti della cul­tura della sini­stra fran­cese, è stato il fon­da­tore e diret­tore (fino al giu­gno 2008) del set­ti­ma­nale «Le Nou­vel Obser­va­teur». 

Leggi qui l’articolo in lin­gua ori­gi­nale 

 

 



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