Con questi scritti iniziamo la raccolta di interventi al seminario di Ancona
Lidia Menapace - IL FEMMINISMO NEL PdUP
Aldo Garzia - DAL MANIFESTO AL PDUP, STORIA DI UN PROGETTO POLITICO
RESOCONTO DEI LAVORI
di Aldo Garzia - 2 dicembre 2013
Carlo Latini e Valerio Calzolaio sono impegnati nella stesura di un libro che ricostruisce la storia del Pdup per il comunismo, partito nato nel 1974 e poi confluito nel Pci nel 1984.. Gli autori, consapevoli della difficoltà dell’impresa a tanti anni di distanza da episodi ed esperienze di quel partito, hanno deciso di coinvolgere chi quell’esperienza ha vissuto. Prima hanno pubblicato l’iniziale stesura del volume sul sito www.luciomagri.com, poi – in accordo con l’Associazione Magri – hanno proposto di tenere un seminario sulla storia del Pdup facendolo coincidere con il secondo anniversario della morte di Lucio Magri che del Pdup è stato segretario.
Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre ci si è ritrovati in molti ad Ancona, presso la sede dell’Anpi, con l’idea di ricostruire una storia politica che chissà perché non appare con il dovuto rilievo nei libri che ricostruiscono le vicende della sinistra italiana, oltre che con l’intento di aiutare Latini e Calzolaio nel loro lavoro di ricomposizione del puzzle denominato Pdup. “Eravamo una élite politica che ha avuto rilievo nei primi anni Ottanta. Come tutte le élite, avevamo bisogno di avere qualcosa fuori di noi con cui misurarci. Nel nostro caso, era la politica del Pci”, ha detto Luca Cafiero, ex leader del Movimento lavoratori per il socialismo confluito nel Pdup, che ha presieduto l’intero seminario.
Latini, aprendo i lavori, ha spiegato le buone ragioni del libro in corso d’opera: “Vogliamo che la nostra storia collettiva abbia lo spazio che merita”. Aldo Garzia ha ricostruito il passaggio dal Manifesto al Pdup che si compie nel 1974, le successive divergenze su questioni di rilievo politico che contraddistinguono l’unificazione tra i “manifestini” e gli ex Psiup che facevano capo a Vittorio Foa, la successiva rottura nel 1975 e infine le divergenze con il quotidiano “il manifesto” (movimento del ‘77, trattativa sì o no durante il sequestro Moro, craxismo, etc.) che nel 1978 sanciscono la separazione tra partito e giornale. Il Pdup scommetterà politicamente nei primi anni Ottanta sul dibattito apertosi nel Pci con la svolta di Enrico Berlinguer che abbandona la strategia del “compromesso storico” e intraprende quella dell’alternativa prima della sua morte prematura. Alfonso Gianni ha raccontato “l’incontro tra Pdup e Mls” nelle elezioni politiche del 1979, quando il partito guidato da Magri e Cafiero ottiene il quorum. Famiano Crucianell si è soffermato nell’analisi alcuni testi teorici di Magri che hanno accompagnato l’esperienza pduppina.
Nella seconda giornata è toccato a Valerio Calzolaio tornare a spiegare la periodizzazione scelta per il libro in fieri con Latini: 1978-1984, il periodo ritenuto più fertile nell’azione del partito e nella sua capacità di incidere nel confronto con l’insieme della sinistra. Roberto Musacchio ha ricordato le prime esperienze di lotta sull’ambiente che si devono proprio al Pdup: dalla crisi energetica del 1973-1974 fino al disastro di Chernobyl del 1986, quando gli ambientalisti ex pduppini pesarono sul dibattito nel Pci a proposito di nucleare. Giuseppe Chicchi, ex sindaco di Rimini ed ex consigliere Pdup alla Regione Emilia-Romagna, ha messo in rilievo come l’elaborazione sull’ambiente fu assai utile per mettere sotto i raggi x la cultura industrialista tradizionale della sinistra e avviare alcune battaglie ambientaliste pure in terra emiliana. Lidia Manapace, impossibilita a partecipare causa influenza, ha inviato un testo al seminario in cui si ricostruisce un’altra peculiarità del Pdup: l’attenzione al femminismo come priorità culturale e politica. Massimo Serafini ha parlato della presenza del Pdup nell’azione operaia e sindacale (dai Consigli di fabbrica alla Fiat 1980). Michele Mezza si è soffermato sui temi della comunicazione che furono un altro settore importante dell’esperienza del Pdup, seppure non usato a sufficienza per segnalare la rivoluzione digitale che stava per conquistare il mondo.
Gli interventi di Mattia Gambilonghi e Michele Padula hanno preceduto le conclusioni di Luciana Castellina: “Il Pdup è stata davvero una formazione politica anomala e originale. Dovunque vai, capita di incontrare qualcuno che è stato del Pdup e ora occupa un ruolo di rilievo nella sinistra. E’ bene non disperdere la memoria di quello che siamo stati e non dimenticare le nostre elaborazioni politiche. Bisognerà discutere anche di come contribuire, come Associazione Magri, pure al dibattito attuale della sinistra”.
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